giovedì 23 ottobre 2008

Intimità duratura...

Oggi sono stata a fare una visita di controllo in ospedale.
Preparata ad una lunga attesa davanti all’ambulatorio mi ero “attrezzata” con quotidiani ed un libro da leggere che però poi ho tenuto tutto il tempo chiusi perché affascinata da ciò che mi accadeva davanti.
Gli ospedali infatti sono rimasti tra i pochi luoghi dove è ancora visibile e tangibile l’amore vero, quello duraturo e per tutta la vita.
Mentre io aspettavo, tutta sola immersa nei miei pensieri e innervosita dal tempo che mi stava facendo perdere quello stupido controllo di routine, decine di anziane coppie mi passavano davanti coi loro passetti lenti, bastoni o stampelle al seguito, facendomi sentire chiaro il significato di quelle frasi che un tempo si sentivano pronunciare spesso, cose del tipo: “l’amore cambia, si tramuta, diventa altro, quando muore la passione nasce dell’altro a legare una coppia…”.
Frasi che ormai non si sentono più e a cui la mia generazione non saprebbe dare un significato
Per noi quando l’amore si tramuta non si aspetta che nasca altro con la persona che ci sta davanti con la quale pure abbiamo condiviso momenti speciali, l’amore per noi è sinonimo di sesso, passione e sensazioni forti e quando quelle sensazioni si indeboliscono passiamo a qualcun altro che ce le procuri nuove senza starci troppo a pensare.
Non cerchiamo amore, cerchiamo nelle persone che incontriamo droghe antropomorfe, anestetizzanti efficaci per riempire le nostre vite bulimiche piene di cose da fare ma che a noi appaiono sempre drammaticamente vuote.

Ed invece lì, davanti a me, in quel corridoio lunghissimo e male illuminato ho continuato a vedere per ore tenere signore coi capelli bianchi arruffati in improbabili chignon che reggevano coetanei spelacchiati che camminavano a stento, signori ottantenni dall’aria distinta che si abbracciavano donne la cui giovinezza era orami solo un vago ricordo, tutti loro discutevano animatamente tra loro di medicine, di protesi e di pannoloni, ma ognuna di quelle parole suonava alle mie orecchie come una dichiarazione di eterno amore che si concretizzava ogni giorno da qualche decennio.

Chissà che male incurabile avranno pensato che avessi quando riflettendo sulle sensazioni che in quel momento provavo un paio di lacrime hanno cominciato a rigarmi il viso.

In fondo l’unica persona veramente sola in quell’ospedale con tutta la mia giovinezza, con tutti i miei weekend organizzati da qui al 2012, con tutte le mie avventure più o meno divertenti ero proprio io, unica rappresentante di una generazione che ha fatto del presente l’unica ragione di vita, che non conosce costanza, che rifugge dall’impegno e dalla dedizione incondizionata come fossero peccati capitali.

Dopo qualche ora passata così comincio ad aver voglia di andar via da quel posto perché capisco che forse faccio parte di una generazione che sta sbagliando tutto e questo mi fa paura
Realizzo che, non oggi, ma in futuro gli ospedali saranno dei luoghi di estrema solitudine
Succederà quando ad essere vecchi saremo noi che non siamo stati capaci di coltivare sentimenti,
noi che ci saremo scordati di fare figli perchè troppo preoccupati e impegnati ad organizzare vacanze, weekend, uscite e bevute, noi che avremo lasciato strada facendo decine di compagni buttati al lato di una strada come vecchi maglioni, noi che avremo riempito la nostra vita fino all’inverosimile di cose futili e poco durature.
Si, gli ospedali in quel momento saranno luoghi di estrema solitudine.

1 commento:

Alby ha detto...

Nei miei anni dove ho lavorato in ospedale, ho visto molte persone malate e molte lacrime, non c'era distinzione di età ma solo persone che soffrivano, uomini o donne che col tempo nella loro permanenza diventavano amici, ogni giorno quando arrivavo trovavo i loro letti vuoti, col tempo e dopo essere diventato duro di cuore ho preso la decisione della mia vita e cambiare lavoro mi ha di nuovo fatto rinascere, ora dopo 5 anni che non sono piu nell'ambiente mi sento meglio, ma nella mia mente e nei ricordi rimangono ancora tutti quei amici che non ci sono piu. ciao Alby