giovedì 1 gennaio 2009

Single inside!

Difficilmente una trentenne single può dirsi effettivamente completamente tale.
Io, infatti, come molte altre trentenni coltivo tutta una serie di relazioni più o meno coinvolgenti con altrettanti signori, miei coetanei, anche loro affetti dalla malattia del non volersi impegnare.
Ovvero, esattamente come me vanno sbandierando ai quattro venti di essere alla ricerca del grande amore della vita ma, quando questo poi bussa alla porta, scappano a gambe levate come si trattasse di un rapinatore e continuano invece dedicarsi a tutte quelle persone che, per il solo fatto di essere un po’ sfuggenti, stimolano il loro istinto di cacciatori.

Per quanto mi riguarda, bulimica della vita come sono, anche in questo campo finisco per mettere troppa carne al fuoco, cosa che coi sentimenti può finire in un gran pasticcio!
L’altro giorno mi sono detta che dovrei mettere ordine mentale alle mie più o meno concrete relazioni sentimentali eliminandone qualcuna, rimuovendo letteralmente anche dai ricordi altre e magari rivalutando qualcosa scartato a priori.
Decisamente mi rendo conto di aver perso il filo e, a dirla tutta, anche il conto dei miei “fidanzati”.
Ebbene si per certe cose sono rimasta una ragazza d’altri tempi ed io continuo a chiamarli fidanzati.
Tutti!
C’è da sempre il mio fidanzato di chat con cui ho una relazione stabile e felice giunta ormai a superare la soglia dell’anniversario.
Con lui ho ormai trovato una speciale dimensione di coppia aperta per cui mai uno dei due si sognerà di cercare l’altro durante i fine settimana e ci si incontrerà comodamente via web nelle serate morte infrasettimanali, dopo la palestra, davanti alla tv accesa quando entrambi, stanchi morti, commentiamo come una vecchia coppia di sessantenni l’ultima puntata di Ballarò o di Annozero nel nostro lettone virtuale lungo più di 600 km.
Poi c’è il fidanzato degli sms che in un modo o nell’altro riesce sempre a trovare la porticina per rientrare nel mio cuore.
Ma anche lui in questo periodo è tranquillo.
Da poco ha riallacciato una vecchia storia e adesso i suoi messaggini, ai quali io distrattamente a volte rispondo e a volte no, arrivano rigorosamente in orari mattutini o nel primo pomeriggio.
Poi c’è il mio dolce ragazzo straniero dei tempi dell’università, che vive all’estero e mi ama da lontano.
È colui che mi giurò amore eterno più di dieci anni fa ormai e l’unico che a distanza di così tanto tempo continua a mantenere fede al suo giuramento.
E poi ci sono le mie relazioni short distance.
Conclusa la sbandata per il matto che voleva coinvolgermi in una relazione parallela e con scadenza programmata che per fortuna passa molto tempo fuori città per lavoro coltivando suppongo tutta una serie di relazioni con donne più o meno consapevoli dei suoi ambigui giochetti, rimane il lupacchiotto romanista che mi accende con le sue frasi imbevute del romanaccio più estremo.
E poi resiste ancora una specie di fidanzato storico che ancora mi ama tanto e per il quale io provo sentimenti altalenanti…
Beh, ma è poi necessario ritrovare il filo di certe cose?
Io non sono mai stata una maniaca dell’ordine…
E poi diciamoci la verità: non importa quanti fidanzati si ha in lista, certe persone rimangono sempre single inside!

giovedì 27 novembre 2008

Il Dimenticalingua

Tra la miriade di strani tipi con cui mi è capitato di uscire in queste ultime settimane c’è stato anche un esemplare di quelli che io definisco i Dimenticalingua.
Per quelle poche fortunate a cui non è capitato mai di uscirci diamo una definizione del tipo: il Dimenticalingua è colui a cui da piccolo -alle medie in genere quando le altre guardano ancora i cartoni mentre io, ragazzina precoce, mi esercitavo col mio compagno di banco a creare il bacio perfetto per essere pronta all’arrivo del principe azzurro- hanno detto che per baciare bene le ragazze bisognava mettergli la lingua in bocca ma, probabilmente confidando nella loro iniziativa personale, non è stato detto che la lingua bisogna pure muoverla seguendo e dosando sapientemente istinto e passione, purtroppo non passando questo fondamentale messaggio adesso a noi povere ragazze arrivate al momento del fatidico bacio tocca sempre sperare di non trovarci davanti ad un fastidiosissimo Dimenticalingua.

Forse qualcuno potrebbe ritenermi esagerata con questa storia, ma la ricerca di un bravo baciatore è tutt’altro che uno scherzo! Potrei innamorarmi del proprietario di una lingua come si deve che soprattutto sappia usarla come si deve anche perché come i panda e le tigri bianche della Malesia sono una specie in via di estinzione.
Ovviamente, come sempre in questi casi, la colpa la si dà alla società, al rapporto con la madre che magari li ha straviziati facendogli trovare sempre tutto pronto e rendendoli drammaticamente pigri, alle donne diventate troppo aggressive che deprimono l’istinto cacciatore maschile….

Ma diciamoci invece la verità, i Dimenticalingua sono fondamentalmente degli imbranati, nerd sopravvissuti a se stessi che, abbandonati i brufoli adolescenziali, hanno scoperto un viso vagamente umano e, aggiungiamo noi, immeritatamente carino, ma un nerd sempre tale rimane anche se ormai trentenne ed ingegnere nucleare.

Sì, per la cronaca, i vostri compagni delle superiori sfigati che leggevano fumetti e parlavano di computer già prima dell’avvento dell’era Gates e facevano stupidi e incomprensibili giochi di ruolo che naturalmente voi snobbavate per il bulletto del quartiere che veniva a prendervi all’uscita da scuola con una moto truccata e senza casco, che adesso sconta una condanna per lesioni per aver pestato a sangue un tifoso della squadra avversaria all’uscita dallo stadio, sono diventati tutti invariabilmente ingegneri informatici, elettronici, telematici, elettrici e chi più ne ha più ne metta.
Hanno tutti trovato lavoro tre minuti dopo la laurea in qualche grande società internazionale dove con il loro fervore nerdiano sgobberanno per tutta la vita guadagnando un dignitoso stipendio e arricchendo le tasche di quei furbi che invece hanno scelto all’università la facoltà di economia, laureandosi dieci anni fuoricorso ma finendo poi a lavorare nel settore management delle società in cui i nostri nerd adulti sgobbano gioiosamente sguazzando nel web e centellinando le vacanze per non danneggiare l’azienda.
Ma non divaghiamo…

Dicevamo del fastidioso Dimenticalingua con cui mi è capitato di uscire ultimamente.
All’apparenza, come molti maschi della sua specie, nessun segno che lasciasse immaginare.
E poi che dire? Bel ragazzo senza dubbio, fisico da sportivo e atteggiamento vagamente johnnydeppiano (giuro lo aveva…ma forse era solo nei miei sogni!) ho accettato di uscirci senza pensarci troppo, in fondo è sempre novembre e in autunno si sa la gente si chiude in casa ed esce poco e noi pasionarie del venerdì sera dobbiamo portare a casa il risultato!
Insomma arriva il fatidico bacio ed io già vagamente sospettavo….
Alcune persone hanno i presagi su catastrofi o altri grandi eventi, io ho i presagi sui tipi che baciano male, mica da poco no?
Arriva questa lingua e toch.
Ferma!
Immobile!
Ed in più anche il formato lasciava a desiderare.
Da serpetta.
Ispida.
Bleah!
Una serata buttata, un bel visetto e un fisico niente male sprecato….
Alla fine riesco pure a riderci su pensando che magari un giorno o l’altro mollo il lavoro e comincio ad organizzare corsi per formare il baciatore perfetto….altro che calciatori…le ragazze se li contenderebbero…ed io visti i risultati avrei almeno le tasche piene!

martedì 28 ottobre 2008

Le gerbere rosa del Verano...

Roma resta una delle poche grandi città al mondo in cui dopo il tramonto, se non hai fatto la spesa puoi andare in crisi perché praticamente non esistono i mini-market aperti ventiquattro ore che illuminano le notti delle metropoli a ogni latitudine.
In compenso a qualsiasi ora, di qualsiasi giorno dell’anno c’è sempre un fioraio aperto, pronto a soddisfare le esigenze di un innamorato in crisi.
Forse è anche questa una delle piccole cose che la rendono una delle città più romantiche del mondo.
In genere i piccoli chioschi di fiori sparsi per il centro della città sono gestiti da stranieri, quasi tutti egiziani arrivati in Italia nei modi e coi mezzi più disparati, spesso clandestini, tutti accomunati dall’orgoglio di aver reso un mestiere così romantico appannaggio quasi esclusivo dei membri della loro comunità.
Mohamed è un ragazzo che vende di notte i fiori in uno dei tanti chioschi intorno al cimitero del Verano, enorme monumento silenzioso incastonato tra la chiassosa vita del campus della Sapienza ed il quartiere universitario di San Lorenzo, ha tanti sogni e una fidanzata al Cairo che lo aspetta e che di notte gli manda sms e squilli per non farlo sentire troppo solo.
Mohamed però non può tornare in Egitto, vive e lavora da clandestino in Italia da cinque anni e sa che sarebbe difficilissimo rientrare se andasse via anche solo per poco tempo.
Mohamed compone bellissimi fasci di fiori e, notte dopo notte, regala speranze e un po’ di romanticismo ai romani insonni e, nel frattempo, spera anche lui nella realizzazione del suo piccolo sogno chiamato permesso di soggiorno.
Io sono una sua cliente abituale, ogni sabato notte quando in realtà è già quasi domenica mattina mi fermo da lui e compro le mie solite gerbere rosa, anemoni a marzo.
Lui ci aggiunge sempre una rosa rossa, anche se continuo da mesi a ripetergli che a me proprio non piacciono.
Poco a poco diventiamo amici.
Lui mi racconta del futuro che sogna quando un giorno finalmente potrà sposare la sua ragazza, io gli del mio ultimo disastro sentimentale.
Ridiamo insieme.
A volte ci prendiamo in giro usando battutacce da bar, lui mi dice che una donna sola di notte dovrebbe stare a casa, io gli rispondo che faccio quello che mi pare e che lui dovrà abituarsi a sentirsi rispondere così anche dalla sua fidanzata in Egitto.
Me ne torno a casa che il sole già ha cominciato a colorare il cielo.
Per me è l’alba di una domenica qualunque per lui comincia il meritato riposo prima di rimettersi a comporre fasci di fiori per l’ennesima notte..

giovedì 23 ottobre 2008

Intimità duratura...

Oggi sono stata a fare una visita di controllo in ospedale.
Preparata ad una lunga attesa davanti all’ambulatorio mi ero “attrezzata” con quotidiani ed un libro da leggere che però poi ho tenuto tutto il tempo chiusi perché affascinata da ciò che mi accadeva davanti.
Gli ospedali infatti sono rimasti tra i pochi luoghi dove è ancora visibile e tangibile l’amore vero, quello duraturo e per tutta la vita.
Mentre io aspettavo, tutta sola immersa nei miei pensieri e innervosita dal tempo che mi stava facendo perdere quello stupido controllo di routine, decine di anziane coppie mi passavano davanti coi loro passetti lenti, bastoni o stampelle al seguito, facendomi sentire chiaro il significato di quelle frasi che un tempo si sentivano pronunciare spesso, cose del tipo: “l’amore cambia, si tramuta, diventa altro, quando muore la passione nasce dell’altro a legare una coppia…”.
Frasi che ormai non si sentono più e a cui la mia generazione non saprebbe dare un significato
Per noi quando l’amore si tramuta non si aspetta che nasca altro con la persona che ci sta davanti con la quale pure abbiamo condiviso momenti speciali, l’amore per noi è sinonimo di sesso, passione e sensazioni forti e quando quelle sensazioni si indeboliscono passiamo a qualcun altro che ce le procuri nuove senza starci troppo a pensare.
Non cerchiamo amore, cerchiamo nelle persone che incontriamo droghe antropomorfe, anestetizzanti efficaci per riempire le nostre vite bulimiche piene di cose da fare ma che a noi appaiono sempre drammaticamente vuote.

Ed invece lì, davanti a me, in quel corridoio lunghissimo e male illuminato ho continuato a vedere per ore tenere signore coi capelli bianchi arruffati in improbabili chignon che reggevano coetanei spelacchiati che camminavano a stento, signori ottantenni dall’aria distinta che si abbracciavano donne la cui giovinezza era orami solo un vago ricordo, tutti loro discutevano animatamente tra loro di medicine, di protesi e di pannoloni, ma ognuna di quelle parole suonava alle mie orecchie come una dichiarazione di eterno amore che si concretizzava ogni giorno da qualche decennio.

Chissà che male incurabile avranno pensato che avessi quando riflettendo sulle sensazioni che in quel momento provavo un paio di lacrime hanno cominciato a rigarmi il viso.

In fondo l’unica persona veramente sola in quell’ospedale con tutta la mia giovinezza, con tutti i miei weekend organizzati da qui al 2012, con tutte le mie avventure più o meno divertenti ero proprio io, unica rappresentante di una generazione che ha fatto del presente l’unica ragione di vita, che non conosce costanza, che rifugge dall’impegno e dalla dedizione incondizionata come fossero peccati capitali.

Dopo qualche ora passata così comincio ad aver voglia di andar via da quel posto perché capisco che forse faccio parte di una generazione che sta sbagliando tutto e questo mi fa paura
Realizzo che, non oggi, ma in futuro gli ospedali saranno dei luoghi di estrema solitudine
Succederà quando ad essere vecchi saremo noi che non siamo stati capaci di coltivare sentimenti,
noi che ci saremo scordati di fare figli perchè troppo preoccupati e impegnati ad organizzare vacanze, weekend, uscite e bevute, noi che avremo lasciato strada facendo decine di compagni buttati al lato di una strada come vecchi maglioni, noi che avremo riempito la nostra vita fino all’inverosimile di cose futili e poco durature.
Si, gli ospedali in quel momento saranno luoghi di estrema solitudine.

sabato 18 ottobre 2008

AAA Fidanzato 3x2 offresi il supermercato dell'amore seconda parte...riflessione del giorno

Un nuovo cappotto, un nuovo paio di scarpe…perché non un nuovo fidanzato? MEETIC

Stamattina navigando pigramente su internet mi sono imbattuta nella nuova pubblicità di MEETIC, famoso sito combina matrimoni cui tutti hanno in un momento o nell’altro hanno buttato un occhio, magari solo per curiosità, anche se nessuno che io conosca lo ha mai ammesso pubblicamente.
Lo spazietto pubblicitario in basso a destra della pagina di Vanity Fair sulla quale capeggiava il bel faccione di Angelina Jolie (sarà la decima copertina che Vanity dedica quest’anno alla coppia Brangelina, qualcuno può fargli sapere che non se ne può più?) invitava senza mezzi termini a farsi un nuovo paio di scarpe…o un nuovo fidanzato…
Mi domando a questo punto vista la recessione e le promozioni che tutti i negozi ci propongono perché non prendersi entrambi al supermercato dell’amore?
Personalmente propongo di fare reparti contigui, così mentre staremo scegliendo il nostro bel paio di scarpe nuove potremo vedere subito se si abbinano bene al nostro nuovo ragazzo e ci eviteremo errori di stile che, diciamocelo, sono fastidiosi, soprattutto se si tiene conto che nell’angoletto degli acquisti sbagliati che ogni ragazza possiede nel proprio armadio un paio di ragazzi alti 1,80 m frutto di un acquisto compulsivo, davvero ci starebbero stretti.
Penso di darmi a un periodo di singletudine karmica per ribellarmi a questo scempio…

giovedì 16 ottobre 2008

Un grosso e irreparabile errore....

Ho già scritto in altre occasioni di quante spesso mi capiti di pensare al ritmo vorticoso che ha raggiunto negli ultimi tempi il cambiamento della struttura dei rapporti umani fino ad eliminare le figure tradizionali di relazioni di coppia che magari possono ancora essere familiari alla generazione dei nostri genitori.
È facile ammettere di essere diventati tutti molto più disillusi e di aver ridotto drasticamente le nostre aspettative nei confronti delle persone con cui ogni giorno ci troviamo ad interagire.

Tutto questo si ripercuote inevitabilmente anche sulla concretezza che ognuno di noi riesce a dare alle proprie relazioni.
Sempre più spesso ci costringiamo, nostro malgrado, a rendere ogni cosa il più possibile superficiale perché questo richiede il cliché che ci siamo scioccamente adattati a seguire.

Può capitare così di lasciarsi sfuggire alcune rare eccezioni a questa regola secondo cui in questo assurdo gioco al ribasso dei sentimenti vince chi investe meno e prende di più, proprio perché si danno per scontato troppe cose senza prima avere indagato che le stesse siano vere, per la mancanza di fiducia che aprioristicamente diamo ad ogni nuova persona che entra nella nostra vita, che solo pochi minuti dopo averla conosciuta già vediamo come qualcosa inevitabilmente di passaggio.

A me questa rara eccezione è sfuggita poche settimane fa, quando troppo presa dai miei giochi da single che preferisce mantenere il piede in due o tre staffe (tanto diamo per scontato che chi ci sta di fronte lo fa a sua volta e allora perché farsi scrupoli di sorta?) non mi sono quasi accorta del passaggio nella mia vita di una persona speciale.

La natura diffidente che uomini e donne sulla trentina, variamente provati nei sentimenti, hanno sviluppato e nella quale io mi riconosco non tanto per il sentimento di diffidenza in quanto tale, nel quale generalmente non mi ritrovo, quanto nei comportamenti che da esso scaturiscono a cui a volte come qualsiasi essere umano impaurito e sentimentalmente maldestro mi conformo per evitare ogni possibile fracasso sentimentale che mi costringerebbe a mesi di pausa forzata sentimentale che, in un mondo come quello delle relazioni umane divenuto talmente competitivo ed incalzante da poter insegnare qualcosa al mondo della finanza, nessuno può permettersi.

Incontro Christian, dolce, simpatico, intellettualmente interessante, fisico prestante con una situazione sentimentale complessa che da subito fa accendere la piccola lampadina lampeggiante che mi dice “stanne alla larga”, ma che non posso fare a meno di vedere perché, si sa, i sentimenti viaggiano su piani diversi rispetto a queste lampadine di emergenza.
Unico escamotage per non cadere nel pericolo “innamoramento inopportuno” lasciarmi aperta qualche via di fuga che mi attutisca il colpo nel momento in cui, come do per scontato la sua situazione sentimentale si ripresenterà all’orizzonte a chiedere il conto.

La cosa va avanti per un po’ ed io mi rendo conto che il coinvolgimento emotivo diviene sempre più pesante e la paura del dolore sentito ormai come imminente non riesce a non condizionare i miei comportamenti che sfociano in un panico emotivo che credo ogni trentenne riluttante all’impegno abbia provato almeno una volta.

Si perché è pur sempre vero che il panico emotivo può essere condiviso dalla persona che si ha davanti ma può anche capitare di peggio e cioè sentirsi nel panico per qualcuno che invece prova solo indifferenza per il nostro travaglio e allora si cerca solo di correre ai ripari.

Decido di darmi vigliaccamente alla fuga, ma non mi riesce.
Allora intensifico le mie mezze cose, il famoso piede in due o tre staffe, che però hanno il solo effetto di mettermi ancora più voglia di stare con lui che invece mi coinvolge col suo modo di essere speciale e, cosa che ha sempre la sua importanza, con le sue inaspettate doti amatorie.

La goffaggine accumulata da anni di fredda razionalizzazione dei sentimenti, da mancanza di trasporto e coinvolgimento emotivo mi spingono a fare sbagli continui, in una situazione per me tutto sommato nuova, che inevitabilmente si ripercuotono su un rapporto ancora molto precario e vulnerabile.

Buff!
Stang!
Boom!
La strage emozionale!
Il disastro colposo dei sentimenti!
Tutto ciò che si voleva evitare ad ogni costo si è verificato seguendo il terribile filo dell’irrazionale che da qualche parte continua a stare dentro le nostre razionalissime vite.

Il mio bel ragazzo, dolce simpatico e grande amatore svanisce così come era apparso nella mia vita.

Prognosi: almeno sei mesi di convalescenza emotiva fatta di poesie d’amore e disperazione, film romantici senza lieto fine da Love Story a Dirty Dancing (passando nei casi gravi anche per Titanic) e canzoni di Lionel Richie e Celine Dion e persino qualche concessione ai normalmente odiatissimi Gigi D’Alessio e Tiziano Ferro per farsi veramente male.

Rientro nel grande e perverso mondo delle relazioni sentimentali entro la primavera, fortificata dalla nuova esperienza, meno vulnerabile e sempre più lontana da quel modello di amore puro e disinteressato che ormai resiste in qualche film, in qualche canzone ed in qualche angoletto recondito nel mio cuore.

giovedì 9 ottobre 2008

Chi scambierebbe un Picasso con Johnny Depp?

Questo pomeriggio uscita prima dal lavoro ho accompagnato la mia amica Sara, super giornalista di moda vezzeggiata e coccolata da tutti i pr e gli uffici stampa della capitale ad uno di quegli eventi pseudo artistici dove tutti fingono di capire qualcosa, ma in realtà nessuno capisce granché e si attende l’apertura del buffet e dell’open bar appena finita la conferenza stampa di rito.
Location d’eccezione a due passi da Montecitorio pr in tiro e gente dal viso contorto come deve essere tra artisti di grido.
Sara si tuffa tra i suoi amici artisti e giornalisti vari, io prendo posizione in zona strategica, per vedere chi entra e chi esce e, soprattutto, a due passi dallo champagne.
Posticino davvero interessante, butto uno sguardo al menu, cocktail da nomi divertenti a 12 euro al bicchiere, arredamento ricercato ma accogliente, solita barista maggiorata dell’est al bancone, ma aspetta….chi è quel Johnny Depp che mi sta venendo incontro con un vassoio e una decina di bicchieri pieni?
Ecco qua! Vivi per anni in un posto e ti accorgi solo oggi del bar col cameriere più hollywoodiano della città!
Prendo il primo bicchiere di prosecco e scambio due battute cretine con lui solo per controllare la voce.
A volte può capitare di ritrovarsi di fronte ad un Antonio Banderas come questo e poi al voice test parla come paperino.
E invece no! Ha una voce sensuale tanto quanto il resto e con un vago accento del sud.
Decisamente è un incrocio tra Antonio Banderas e Johnny Depp, bevo tutto d’un sorso il mio prosecco e comincio a sfogliare distrattamente alcuni libri d’arte aperti sul tavolino davanti a me, giusto per far passare il tempo mentre Sara fa le sue interviste ed intanto continua ad arrivare gente tra poco mi prenderà una crisi di claustrofobia.

Quello che amo di queste serate dedicate a qualche evento che ha a che fare con l’arte è che, oltre a farmi passare del tempo con Sara, che è in assoluto la persona con la cultura del fashion più spiccata che conosco e con un senso dell’estetica secondo soltanto a John Galliano, mi permettono anche di poter osservare le nuove mode che vanno diffondendosi tra questi gruppi di nevrotici che poi inevitabilmente ritroveremo nei grandi fashion store rivisitati e corretti per comuni mortali tra un paio di stagioni.
Riuscire a captare le prime avvisaglie di una nuova tendenza è un gioco che sempre mi ha appassionato e questo oggi è il posto giusto, almeno finche mi manterrò sobria.
Intanto il secondo prosecco è andato giù che è una meraviglia ed il mio atteggiamento col cameriere diventa sempre più ammiccante, abbandono l’ipotesi Banderas, decisamente somiglia di più a Johnny Depp anche se non saprei esattamente in quale film…
Oh che bello arriva il sushi, almeno ammortizzo il terzo bicchiere di prosecco che neppure ho fatto in tempo a prendere ed è già finito.
Dopo il terzo bicchiere individuo il film “Chocolat”!
E che voce sensuale, è decisamente Johnny…
Torna Sara.
Commentiamo un po’ la gente che ci circonda, mi fa conoscere un paio d’artisti di belle speranze del panorama romano, chiacchieriamo delle mostre di prossima apertura, io ho una vaga idea di quelle della capitale, loro spaziano da Berlino a San Pietroburgo come se nulla fosse.
Quarto prosecco!
La conferenza stampa sta per avere inizio, ma in un’atmosfera distesa, con giornalisti ed artisti stipati un po’ ovunque, su sofà e poltrone e grandi cuscini adagiati sul pavimento, i più stanno scomodi da morire ma cercano comunque di fare una faccia che Ben Stiller in Zoolander definirebbe “figosa”.
Sara nella calca resta bloccata un po’ distante da me, io assaggio ancora un po’ di sushi per giustificare il quinto prosecco.
Decisamente adesso guardo in modo concupiscente il bel Johnny Depp che mi sta davanti distribuendo flute agli ospiti e non posso fare a meno di immaginarmelo ricoperto di quel meraviglioso cioccolato che si vedeva nel film.
Mi accorgo che l’intensità dei miei sguardi è stata equivocata perché un ranocchio che sta giusto al fianco dell’uomo dei miei sogni mi fa segno con il suo bicchiere e mi lancia sguardi di fuoco.
Io faccio la vaga cercando di non distrarmi dalla mia visione paradisiaca, intanto la conferenza stampa inizia
Una foulardata cinquantenne parla di rete tra non so che musei, prosegue il direttore di non so che parlando dei loro futuri lavori, io ignoro tutti, ho occhi solo per il mio giovane amico che mi continua a versare prosecco nel bicchiere…siamo a sei.

Il ranocchio non demorde, continua a cercare il mio sguardo.
- Uff…ma che vuoi?
Ma dove và con quella rivisitazione in chiave stracciona del regale panama di Borsalino?
Please, non c’è trippa per gatti! Smetti di distrarmi dalla …..che questo vinello mi provoca…
Intanto Sara da lontano mi fa segno di guardare dalla parte del mio bel cameriere e del ranocchio che non si sposta, gli occhi di Sara sono compiaciuti.
Lo credo bene, avrà notato anche lei il tipo…avrà più o meno 26 anni e neppure un filo di grasso.
Sorrido a Sara.
Che intesa! Ci capiamo con uno sguardo.
Lei si divincola e riesce piano piano ad arrivare da me.
Arriva ancora tutta affannata proprio mentre lei mi dice – ma hai visto chi ti guardava e cercava di rimorchiarti? L’organizzatore della serata annuncia la presenza tra noi di quello che viene considerato l’artista del decennio di non so quale tipo di arte concettuale, appena premiato al MOMA di New York ed invita il ranocchio a raggiungerlo per ricevere gli onori di casa e tutta una serie di omaggi che tutte le amministrazioni comunali, provinciali, regionali ed intergalattiche si sono premurate di fargli pervenire.
Scoppio a ridere per il mostruoso equivoco, intanto la conferenza stampa finisce con mille applausi e giornalisti che si accalcano al buffet, il cameriere Johnny si affretta a tornare al suo lavoro e il ranocchietto si avvicina forte del suo nuovo status di superartista internazionale e butta giù un paio di battute rimorchione da far rabbrividire…
Mezzo sorriso, chiedo scusa e passandogli gentilmente a fianco mi dirigo anch’io verso il bar.
Caro mio sarai pure l’artista del decennio ma una visione di Johnny Depp nudo e ricoperto di cioccolato non ha eguali!