giovedì 16 ottobre 2008

Un grosso e irreparabile errore....

Ho già scritto in altre occasioni di quante spesso mi capiti di pensare al ritmo vorticoso che ha raggiunto negli ultimi tempi il cambiamento della struttura dei rapporti umani fino ad eliminare le figure tradizionali di relazioni di coppia che magari possono ancora essere familiari alla generazione dei nostri genitori.
È facile ammettere di essere diventati tutti molto più disillusi e di aver ridotto drasticamente le nostre aspettative nei confronti delle persone con cui ogni giorno ci troviamo ad interagire.

Tutto questo si ripercuote inevitabilmente anche sulla concretezza che ognuno di noi riesce a dare alle proprie relazioni.
Sempre più spesso ci costringiamo, nostro malgrado, a rendere ogni cosa il più possibile superficiale perché questo richiede il cliché che ci siamo scioccamente adattati a seguire.

Può capitare così di lasciarsi sfuggire alcune rare eccezioni a questa regola secondo cui in questo assurdo gioco al ribasso dei sentimenti vince chi investe meno e prende di più, proprio perché si danno per scontato troppe cose senza prima avere indagato che le stesse siano vere, per la mancanza di fiducia che aprioristicamente diamo ad ogni nuova persona che entra nella nostra vita, che solo pochi minuti dopo averla conosciuta già vediamo come qualcosa inevitabilmente di passaggio.

A me questa rara eccezione è sfuggita poche settimane fa, quando troppo presa dai miei giochi da single che preferisce mantenere il piede in due o tre staffe (tanto diamo per scontato che chi ci sta di fronte lo fa a sua volta e allora perché farsi scrupoli di sorta?) non mi sono quasi accorta del passaggio nella mia vita di una persona speciale.

La natura diffidente che uomini e donne sulla trentina, variamente provati nei sentimenti, hanno sviluppato e nella quale io mi riconosco non tanto per il sentimento di diffidenza in quanto tale, nel quale generalmente non mi ritrovo, quanto nei comportamenti che da esso scaturiscono a cui a volte come qualsiasi essere umano impaurito e sentimentalmente maldestro mi conformo per evitare ogni possibile fracasso sentimentale che mi costringerebbe a mesi di pausa forzata sentimentale che, in un mondo come quello delle relazioni umane divenuto talmente competitivo ed incalzante da poter insegnare qualcosa al mondo della finanza, nessuno può permettersi.

Incontro Christian, dolce, simpatico, intellettualmente interessante, fisico prestante con una situazione sentimentale complessa che da subito fa accendere la piccola lampadina lampeggiante che mi dice “stanne alla larga”, ma che non posso fare a meno di vedere perché, si sa, i sentimenti viaggiano su piani diversi rispetto a queste lampadine di emergenza.
Unico escamotage per non cadere nel pericolo “innamoramento inopportuno” lasciarmi aperta qualche via di fuga che mi attutisca il colpo nel momento in cui, come do per scontato la sua situazione sentimentale si ripresenterà all’orizzonte a chiedere il conto.

La cosa va avanti per un po’ ed io mi rendo conto che il coinvolgimento emotivo diviene sempre più pesante e la paura del dolore sentito ormai come imminente non riesce a non condizionare i miei comportamenti che sfociano in un panico emotivo che credo ogni trentenne riluttante all’impegno abbia provato almeno una volta.

Si perché è pur sempre vero che il panico emotivo può essere condiviso dalla persona che si ha davanti ma può anche capitare di peggio e cioè sentirsi nel panico per qualcuno che invece prova solo indifferenza per il nostro travaglio e allora si cerca solo di correre ai ripari.

Decido di darmi vigliaccamente alla fuga, ma non mi riesce.
Allora intensifico le mie mezze cose, il famoso piede in due o tre staffe, che però hanno il solo effetto di mettermi ancora più voglia di stare con lui che invece mi coinvolge col suo modo di essere speciale e, cosa che ha sempre la sua importanza, con le sue inaspettate doti amatorie.

La goffaggine accumulata da anni di fredda razionalizzazione dei sentimenti, da mancanza di trasporto e coinvolgimento emotivo mi spingono a fare sbagli continui, in una situazione per me tutto sommato nuova, che inevitabilmente si ripercuotono su un rapporto ancora molto precario e vulnerabile.

Buff!
Stang!
Boom!
La strage emozionale!
Il disastro colposo dei sentimenti!
Tutto ciò che si voleva evitare ad ogni costo si è verificato seguendo il terribile filo dell’irrazionale che da qualche parte continua a stare dentro le nostre razionalissime vite.

Il mio bel ragazzo, dolce simpatico e grande amatore svanisce così come era apparso nella mia vita.

Prognosi: almeno sei mesi di convalescenza emotiva fatta di poesie d’amore e disperazione, film romantici senza lieto fine da Love Story a Dirty Dancing (passando nei casi gravi anche per Titanic) e canzoni di Lionel Richie e Celine Dion e persino qualche concessione ai normalmente odiatissimi Gigi D’Alessio e Tiziano Ferro per farsi veramente male.

Rientro nel grande e perverso mondo delle relazioni sentimentali entro la primavera, fortificata dalla nuova esperienza, meno vulnerabile e sempre più lontana da quel modello di amore puro e disinteressato che ormai resiste in qualche film, in qualche canzone ed in qualche angoletto recondito nel mio cuore.

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