Roma resta una delle poche grandi città al mondo in cui dopo il tramonto, se non hai fatto la spesa puoi andare in crisi perché praticamente non esistono i mini-market aperti ventiquattro ore che illuminano le notti delle metropoli a ogni latitudine.
In compenso a qualsiasi ora, di qualsiasi giorno dell’anno c’è sempre un fioraio aperto, pronto a soddisfare le esigenze di un innamorato in crisi.
Forse è anche questa una delle piccole cose che la rendono una delle città più romantiche del mondo.
In genere i piccoli chioschi di fiori sparsi per il centro della città sono gestiti da stranieri, quasi tutti egiziani arrivati in Italia nei modi e coi mezzi più disparati, spesso clandestini, tutti accomunati dall’orgoglio di aver reso un mestiere così romantico appannaggio quasi esclusivo dei membri della loro comunità.
Mohamed è un ragazzo che vende di notte i fiori in uno dei tanti chioschi intorno al cimitero del Verano, enorme monumento silenzioso incastonato tra la chiassosa vita del campus della Sapienza ed il quartiere universitario di San Lorenzo, ha tanti sogni e una fidanzata al Cairo che lo aspetta e che di notte gli manda sms e squilli per non farlo sentire troppo solo.
Mohamed però non può tornare in Egitto, vive e lavora da clandestino in Italia da cinque anni e sa che sarebbe difficilissimo rientrare se andasse via anche solo per poco tempo.
Mohamed compone bellissimi fasci di fiori e, notte dopo notte, regala speranze e un po’ di romanticismo ai romani insonni e, nel frattempo, spera anche lui nella realizzazione del suo piccolo sogno chiamato permesso di soggiorno.
Io sono una sua cliente abituale, ogni sabato notte quando in realtà è già quasi domenica mattina mi fermo da lui e compro le mie solite gerbere rosa, anemoni a marzo.
Lui ci aggiunge sempre una rosa rossa, anche se continuo da mesi a ripetergli che a me proprio non piacciono.
Poco a poco diventiamo amici.
Lui mi racconta del futuro che sogna quando un giorno finalmente potrà sposare la sua ragazza, io gli del mio ultimo disastro sentimentale.
Ridiamo insieme.
A volte ci prendiamo in giro usando battutacce da bar, lui mi dice che una donna sola di notte dovrebbe stare a casa, io gli rispondo che faccio quello che mi pare e che lui dovrà abituarsi a sentirsi rispondere così anche dalla sua fidanzata in Egitto.
Me ne torno a casa che il sole già ha cominciato a colorare il cielo.
Per me è l’alba di una domenica qualunque per lui comincia il meritato riposo prima di rimettersi a comporre fasci di fiori per l’ennesima notte..
martedì 28 ottobre 2008
giovedì 23 ottobre 2008
Intimità duratura...
Oggi sono stata a fare una visita di controllo in ospedale.
Preparata ad una lunga attesa davanti all’ambulatorio mi ero “attrezzata” con quotidiani ed un libro da leggere che però poi ho tenuto tutto il tempo chiusi perché affascinata da ciò che mi accadeva davanti.
Gli ospedali infatti sono rimasti tra i pochi luoghi dove è ancora visibile e tangibile l’amore vero, quello duraturo e per tutta la vita.
Mentre io aspettavo, tutta sola immersa nei miei pensieri e innervosita dal tempo che mi stava facendo perdere quello stupido controllo di routine, decine di anziane coppie mi passavano davanti coi loro passetti lenti, bastoni o stampelle al seguito, facendomi sentire chiaro il significato di quelle frasi che un tempo si sentivano pronunciare spesso, cose del tipo: “l’amore cambia, si tramuta, diventa altro, quando muore la passione nasce dell’altro a legare una coppia…”.
Frasi che ormai non si sentono più e a cui la mia generazione non saprebbe dare un significato
Per noi quando l’amore si tramuta non si aspetta che nasca altro con la persona che ci sta davanti con la quale pure abbiamo condiviso momenti speciali, l’amore per noi è sinonimo di sesso, passione e sensazioni forti e quando quelle sensazioni si indeboliscono passiamo a qualcun altro che ce le procuri nuove senza starci troppo a pensare.
Non cerchiamo amore, cerchiamo nelle persone che incontriamo droghe antropomorfe, anestetizzanti efficaci per riempire le nostre vite bulimiche piene di cose da fare ma che a noi appaiono sempre drammaticamente vuote.
Ed invece lì, davanti a me, in quel corridoio lunghissimo e male illuminato ho continuato a vedere per ore tenere signore coi capelli bianchi arruffati in improbabili chignon che reggevano coetanei spelacchiati che camminavano a stento, signori ottantenni dall’aria distinta che si abbracciavano donne la cui giovinezza era orami solo un vago ricordo, tutti loro discutevano animatamente tra loro di medicine, di protesi e di pannoloni, ma ognuna di quelle parole suonava alle mie orecchie come una dichiarazione di eterno amore che si concretizzava ogni giorno da qualche decennio.
Chissà che male incurabile avranno pensato che avessi quando riflettendo sulle sensazioni che in quel momento provavo un paio di lacrime hanno cominciato a rigarmi il viso.
In fondo l’unica persona veramente sola in quell’ospedale con tutta la mia giovinezza, con tutti i miei weekend organizzati da qui al 2012, con tutte le mie avventure più o meno divertenti ero proprio io, unica rappresentante di una generazione che ha fatto del presente l’unica ragione di vita, che non conosce costanza, che rifugge dall’impegno e dalla dedizione incondizionata come fossero peccati capitali.
Dopo qualche ora passata così comincio ad aver voglia di andar via da quel posto perché capisco che forse faccio parte di una generazione che sta sbagliando tutto e questo mi fa paura
Realizzo che, non oggi, ma in futuro gli ospedali saranno dei luoghi di estrema solitudine
Succederà quando ad essere vecchi saremo noi che non siamo stati capaci di coltivare sentimenti,
noi che ci saremo scordati di fare figli perchè troppo preoccupati e impegnati ad organizzare vacanze, weekend, uscite e bevute, noi che avremo lasciato strada facendo decine di compagni buttati al lato di una strada come vecchi maglioni, noi che avremo riempito la nostra vita fino all’inverosimile di cose futili e poco durature.
Si, gli ospedali in quel momento saranno luoghi di estrema solitudine.
Preparata ad una lunga attesa davanti all’ambulatorio mi ero “attrezzata” con quotidiani ed un libro da leggere che però poi ho tenuto tutto il tempo chiusi perché affascinata da ciò che mi accadeva davanti.
Gli ospedali infatti sono rimasti tra i pochi luoghi dove è ancora visibile e tangibile l’amore vero, quello duraturo e per tutta la vita.
Mentre io aspettavo, tutta sola immersa nei miei pensieri e innervosita dal tempo che mi stava facendo perdere quello stupido controllo di routine, decine di anziane coppie mi passavano davanti coi loro passetti lenti, bastoni o stampelle al seguito, facendomi sentire chiaro il significato di quelle frasi che un tempo si sentivano pronunciare spesso, cose del tipo: “l’amore cambia, si tramuta, diventa altro, quando muore la passione nasce dell’altro a legare una coppia…”.
Frasi che ormai non si sentono più e a cui la mia generazione non saprebbe dare un significato
Per noi quando l’amore si tramuta non si aspetta che nasca altro con la persona che ci sta davanti con la quale pure abbiamo condiviso momenti speciali, l’amore per noi è sinonimo di sesso, passione e sensazioni forti e quando quelle sensazioni si indeboliscono passiamo a qualcun altro che ce le procuri nuove senza starci troppo a pensare.
Non cerchiamo amore, cerchiamo nelle persone che incontriamo droghe antropomorfe, anestetizzanti efficaci per riempire le nostre vite bulimiche piene di cose da fare ma che a noi appaiono sempre drammaticamente vuote.
Ed invece lì, davanti a me, in quel corridoio lunghissimo e male illuminato ho continuato a vedere per ore tenere signore coi capelli bianchi arruffati in improbabili chignon che reggevano coetanei spelacchiati che camminavano a stento, signori ottantenni dall’aria distinta che si abbracciavano donne la cui giovinezza era orami solo un vago ricordo, tutti loro discutevano animatamente tra loro di medicine, di protesi e di pannoloni, ma ognuna di quelle parole suonava alle mie orecchie come una dichiarazione di eterno amore che si concretizzava ogni giorno da qualche decennio.
Chissà che male incurabile avranno pensato che avessi quando riflettendo sulle sensazioni che in quel momento provavo un paio di lacrime hanno cominciato a rigarmi il viso.
In fondo l’unica persona veramente sola in quell’ospedale con tutta la mia giovinezza, con tutti i miei weekend organizzati da qui al 2012, con tutte le mie avventure più o meno divertenti ero proprio io, unica rappresentante di una generazione che ha fatto del presente l’unica ragione di vita, che non conosce costanza, che rifugge dall’impegno e dalla dedizione incondizionata come fossero peccati capitali.
Dopo qualche ora passata così comincio ad aver voglia di andar via da quel posto perché capisco che forse faccio parte di una generazione che sta sbagliando tutto e questo mi fa paura
Realizzo che, non oggi, ma in futuro gli ospedali saranno dei luoghi di estrema solitudine
Succederà quando ad essere vecchi saremo noi che non siamo stati capaci di coltivare sentimenti,
noi che ci saremo scordati di fare figli perchè troppo preoccupati e impegnati ad organizzare vacanze, weekend, uscite e bevute, noi che avremo lasciato strada facendo decine di compagni buttati al lato di una strada come vecchi maglioni, noi che avremo riempito la nostra vita fino all’inverosimile di cose futili e poco durature.
Si, gli ospedali in quel momento saranno luoghi di estrema solitudine.
sabato 18 ottobre 2008
AAA Fidanzato 3x2 offresi il supermercato dell'amore seconda parte...riflessione del giorno
Un nuovo cappotto, un nuovo paio di scarpe…perché non un nuovo fidanzato? MEETIC
Stamattina navigando pigramente su internet mi sono imbattuta nella nuova pubblicità di MEETIC, famoso sito combina matrimoni cui tutti hanno in un momento o nell’altro hanno buttato un occhio, magari solo per curiosità, anche se nessuno che io conosca lo ha mai ammesso pubblicamente.
Lo spazietto pubblicitario in basso a destra della pagina di Vanity Fair sulla quale capeggiava il bel faccione di Angelina Jolie (sarà la decima copertina che Vanity dedica quest’anno alla coppia Brangelina, qualcuno può fargli sapere che non se ne può più?) invitava senza mezzi termini a farsi un nuovo paio di scarpe…o un nuovo fidanzato…
Mi domando a questo punto vista la recessione e le promozioni che tutti i negozi ci propongono perché non prendersi entrambi al supermercato dell’amore?
Personalmente propongo di fare reparti contigui, così mentre staremo scegliendo il nostro bel paio di scarpe nuove potremo vedere subito se si abbinano bene al nostro nuovo ragazzo e ci eviteremo errori di stile che, diciamocelo, sono fastidiosi, soprattutto se si tiene conto che nell’angoletto degli acquisti sbagliati che ogni ragazza possiede nel proprio armadio un paio di ragazzi alti 1,80 m frutto di un acquisto compulsivo, davvero ci starebbero stretti.
Penso di darmi a un periodo di singletudine karmica per ribellarmi a questo scempio…
Stamattina navigando pigramente su internet mi sono imbattuta nella nuova pubblicità di MEETIC, famoso sito combina matrimoni cui tutti hanno in un momento o nell’altro hanno buttato un occhio, magari solo per curiosità, anche se nessuno che io conosca lo ha mai ammesso pubblicamente.
Lo spazietto pubblicitario in basso a destra della pagina di Vanity Fair sulla quale capeggiava il bel faccione di Angelina Jolie (sarà la decima copertina che Vanity dedica quest’anno alla coppia Brangelina, qualcuno può fargli sapere che non se ne può più?) invitava senza mezzi termini a farsi un nuovo paio di scarpe…o un nuovo fidanzato…
Mi domando a questo punto vista la recessione e le promozioni che tutti i negozi ci propongono perché non prendersi entrambi al supermercato dell’amore?
Personalmente propongo di fare reparti contigui, così mentre staremo scegliendo il nostro bel paio di scarpe nuove potremo vedere subito se si abbinano bene al nostro nuovo ragazzo e ci eviteremo errori di stile che, diciamocelo, sono fastidiosi, soprattutto se si tiene conto che nell’angoletto degli acquisti sbagliati che ogni ragazza possiede nel proprio armadio un paio di ragazzi alti 1,80 m frutto di un acquisto compulsivo, davvero ci starebbero stretti.
Penso di darmi a un periodo di singletudine karmica per ribellarmi a questo scempio…
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giovedì 16 ottobre 2008
Un grosso e irreparabile errore....
Ho già scritto in altre occasioni di quante spesso mi capiti di pensare al ritmo vorticoso che ha raggiunto negli ultimi tempi il cambiamento della struttura dei rapporti umani fino ad eliminare le figure tradizionali di relazioni di coppia che magari possono ancora essere familiari alla generazione dei nostri genitori.
È facile ammettere di essere diventati tutti molto più disillusi e di aver ridotto drasticamente le nostre aspettative nei confronti delle persone con cui ogni giorno ci troviamo ad interagire.
Tutto questo si ripercuote inevitabilmente anche sulla concretezza che ognuno di noi riesce a dare alle proprie relazioni.
Sempre più spesso ci costringiamo, nostro malgrado, a rendere ogni cosa il più possibile superficiale perché questo richiede il cliché che ci siamo scioccamente adattati a seguire.
Può capitare così di lasciarsi sfuggire alcune rare eccezioni a questa regola secondo cui in questo assurdo gioco al ribasso dei sentimenti vince chi investe meno e prende di più, proprio perché si danno per scontato troppe cose senza prima avere indagato che le stesse siano vere, per la mancanza di fiducia che aprioristicamente diamo ad ogni nuova persona che entra nella nostra vita, che solo pochi minuti dopo averla conosciuta già vediamo come qualcosa inevitabilmente di passaggio.
A me questa rara eccezione è sfuggita poche settimane fa, quando troppo presa dai miei giochi da single che preferisce mantenere il piede in due o tre staffe (tanto diamo per scontato che chi ci sta di fronte lo fa a sua volta e allora perché farsi scrupoli di sorta?) non mi sono quasi accorta del passaggio nella mia vita di una persona speciale.
La natura diffidente che uomini e donne sulla trentina, variamente provati nei sentimenti, hanno sviluppato e nella quale io mi riconosco non tanto per il sentimento di diffidenza in quanto tale, nel quale generalmente non mi ritrovo, quanto nei comportamenti che da esso scaturiscono a cui a volte come qualsiasi essere umano impaurito e sentimentalmente maldestro mi conformo per evitare ogni possibile fracasso sentimentale che mi costringerebbe a mesi di pausa forzata sentimentale che, in un mondo come quello delle relazioni umane divenuto talmente competitivo ed incalzante da poter insegnare qualcosa al mondo della finanza, nessuno può permettersi.
Incontro Christian, dolce, simpatico, intellettualmente interessante, fisico prestante con una situazione sentimentale complessa che da subito fa accendere la piccola lampadina lampeggiante che mi dice “stanne alla larga”, ma che non posso fare a meno di vedere perché, si sa, i sentimenti viaggiano su piani diversi rispetto a queste lampadine di emergenza.
Unico escamotage per non cadere nel pericolo “innamoramento inopportuno” lasciarmi aperta qualche via di fuga che mi attutisca il colpo nel momento in cui, come do per scontato la sua situazione sentimentale si ripresenterà all’orizzonte a chiedere il conto.
La cosa va avanti per un po’ ed io mi rendo conto che il coinvolgimento emotivo diviene sempre più pesante e la paura del dolore sentito ormai come imminente non riesce a non condizionare i miei comportamenti che sfociano in un panico emotivo che credo ogni trentenne riluttante all’impegno abbia provato almeno una volta.
Si perché è pur sempre vero che il panico emotivo può essere condiviso dalla persona che si ha davanti ma può anche capitare di peggio e cioè sentirsi nel panico per qualcuno che invece prova solo indifferenza per il nostro travaglio e allora si cerca solo di correre ai ripari.
Decido di darmi vigliaccamente alla fuga, ma non mi riesce.
Allora intensifico le mie mezze cose, il famoso piede in due o tre staffe, che però hanno il solo effetto di mettermi ancora più voglia di stare con lui che invece mi coinvolge col suo modo di essere speciale e, cosa che ha sempre la sua importanza, con le sue inaspettate doti amatorie.
La goffaggine accumulata da anni di fredda razionalizzazione dei sentimenti, da mancanza di trasporto e coinvolgimento emotivo mi spingono a fare sbagli continui, in una situazione per me tutto sommato nuova, che inevitabilmente si ripercuotono su un rapporto ancora molto precario e vulnerabile.
Buff!
Stang!
Boom!
La strage emozionale!
Il disastro colposo dei sentimenti!
Tutto ciò che si voleva evitare ad ogni costo si è verificato seguendo il terribile filo dell’irrazionale che da qualche parte continua a stare dentro le nostre razionalissime vite.
Il mio bel ragazzo, dolce simpatico e grande amatore svanisce così come era apparso nella mia vita.
Prognosi: almeno sei mesi di convalescenza emotiva fatta di poesie d’amore e disperazione, film romantici senza lieto fine da Love Story a Dirty Dancing (passando nei casi gravi anche per Titanic) e canzoni di Lionel Richie e Celine Dion e persino qualche concessione ai normalmente odiatissimi Gigi D’Alessio e Tiziano Ferro per farsi veramente male.
Rientro nel grande e perverso mondo delle relazioni sentimentali entro la primavera, fortificata dalla nuova esperienza, meno vulnerabile e sempre più lontana da quel modello di amore puro e disinteressato che ormai resiste in qualche film, in qualche canzone ed in qualche angoletto recondito nel mio cuore.
È facile ammettere di essere diventati tutti molto più disillusi e di aver ridotto drasticamente le nostre aspettative nei confronti delle persone con cui ogni giorno ci troviamo ad interagire.
Tutto questo si ripercuote inevitabilmente anche sulla concretezza che ognuno di noi riesce a dare alle proprie relazioni.
Sempre più spesso ci costringiamo, nostro malgrado, a rendere ogni cosa il più possibile superficiale perché questo richiede il cliché che ci siamo scioccamente adattati a seguire.
Può capitare così di lasciarsi sfuggire alcune rare eccezioni a questa regola secondo cui in questo assurdo gioco al ribasso dei sentimenti vince chi investe meno e prende di più, proprio perché si danno per scontato troppe cose senza prima avere indagato che le stesse siano vere, per la mancanza di fiducia che aprioristicamente diamo ad ogni nuova persona che entra nella nostra vita, che solo pochi minuti dopo averla conosciuta già vediamo come qualcosa inevitabilmente di passaggio.
A me questa rara eccezione è sfuggita poche settimane fa, quando troppo presa dai miei giochi da single che preferisce mantenere il piede in due o tre staffe (tanto diamo per scontato che chi ci sta di fronte lo fa a sua volta e allora perché farsi scrupoli di sorta?) non mi sono quasi accorta del passaggio nella mia vita di una persona speciale.
La natura diffidente che uomini e donne sulla trentina, variamente provati nei sentimenti, hanno sviluppato e nella quale io mi riconosco non tanto per il sentimento di diffidenza in quanto tale, nel quale generalmente non mi ritrovo, quanto nei comportamenti che da esso scaturiscono a cui a volte come qualsiasi essere umano impaurito e sentimentalmente maldestro mi conformo per evitare ogni possibile fracasso sentimentale che mi costringerebbe a mesi di pausa forzata sentimentale che, in un mondo come quello delle relazioni umane divenuto talmente competitivo ed incalzante da poter insegnare qualcosa al mondo della finanza, nessuno può permettersi.
Incontro Christian, dolce, simpatico, intellettualmente interessante, fisico prestante con una situazione sentimentale complessa che da subito fa accendere la piccola lampadina lampeggiante che mi dice “stanne alla larga”, ma che non posso fare a meno di vedere perché, si sa, i sentimenti viaggiano su piani diversi rispetto a queste lampadine di emergenza.
Unico escamotage per non cadere nel pericolo “innamoramento inopportuno” lasciarmi aperta qualche via di fuga che mi attutisca il colpo nel momento in cui, come do per scontato la sua situazione sentimentale si ripresenterà all’orizzonte a chiedere il conto.
La cosa va avanti per un po’ ed io mi rendo conto che il coinvolgimento emotivo diviene sempre più pesante e la paura del dolore sentito ormai come imminente non riesce a non condizionare i miei comportamenti che sfociano in un panico emotivo che credo ogni trentenne riluttante all’impegno abbia provato almeno una volta.
Si perché è pur sempre vero che il panico emotivo può essere condiviso dalla persona che si ha davanti ma può anche capitare di peggio e cioè sentirsi nel panico per qualcuno che invece prova solo indifferenza per il nostro travaglio e allora si cerca solo di correre ai ripari.
Decido di darmi vigliaccamente alla fuga, ma non mi riesce.
Allora intensifico le mie mezze cose, il famoso piede in due o tre staffe, che però hanno il solo effetto di mettermi ancora più voglia di stare con lui che invece mi coinvolge col suo modo di essere speciale e, cosa che ha sempre la sua importanza, con le sue inaspettate doti amatorie.
La goffaggine accumulata da anni di fredda razionalizzazione dei sentimenti, da mancanza di trasporto e coinvolgimento emotivo mi spingono a fare sbagli continui, in una situazione per me tutto sommato nuova, che inevitabilmente si ripercuotono su un rapporto ancora molto precario e vulnerabile.
Buff!
Stang!
Boom!
La strage emozionale!
Il disastro colposo dei sentimenti!
Tutto ciò che si voleva evitare ad ogni costo si è verificato seguendo il terribile filo dell’irrazionale che da qualche parte continua a stare dentro le nostre razionalissime vite.
Il mio bel ragazzo, dolce simpatico e grande amatore svanisce così come era apparso nella mia vita.
Prognosi: almeno sei mesi di convalescenza emotiva fatta di poesie d’amore e disperazione, film romantici senza lieto fine da Love Story a Dirty Dancing (passando nei casi gravi anche per Titanic) e canzoni di Lionel Richie e Celine Dion e persino qualche concessione ai normalmente odiatissimi Gigi D’Alessio e Tiziano Ferro per farsi veramente male.
Rientro nel grande e perverso mondo delle relazioni sentimentali entro la primavera, fortificata dalla nuova esperienza, meno vulnerabile e sempre più lontana da quel modello di amore puro e disinteressato che ormai resiste in qualche film, in qualche canzone ed in qualche angoletto recondito nel mio cuore.
giovedì 9 ottobre 2008
Chi scambierebbe un Picasso con Johnny Depp?
Questo pomeriggio uscita prima dal lavoro ho accompagnato la mia amica Sara, super giornalista di moda vezzeggiata e coccolata da tutti i pr e gli uffici stampa della capitale ad uno di quegli eventi pseudo artistici dove tutti fingono di capire qualcosa, ma in realtà nessuno capisce granché e si attende l’apertura del buffet e dell’open bar appena finita la conferenza stampa di rito.
Location d’eccezione a due passi da Montecitorio pr in tiro e gente dal viso contorto come deve essere tra artisti di grido.
Sara si tuffa tra i suoi amici artisti e giornalisti vari, io prendo posizione in zona strategica, per vedere chi entra e chi esce e, soprattutto, a due passi dallo champagne.
Posticino davvero interessante, butto uno sguardo al menu, cocktail da nomi divertenti a 12 euro al bicchiere, arredamento ricercato ma accogliente, solita barista maggiorata dell’est al bancone, ma aspetta….chi è quel Johnny Depp che mi sta venendo incontro con un vassoio e una decina di bicchieri pieni?
Ecco qua! Vivi per anni in un posto e ti accorgi solo oggi del bar col cameriere più hollywoodiano della città!
Prendo il primo bicchiere di prosecco e scambio due battute cretine con lui solo per controllare la voce.
A volte può capitare di ritrovarsi di fronte ad un Antonio Banderas come questo e poi al voice test parla come paperino.
E invece no! Ha una voce sensuale tanto quanto il resto e con un vago accento del sud.
Decisamente è un incrocio tra Antonio Banderas e Johnny Depp, bevo tutto d’un sorso il mio prosecco e comincio a sfogliare distrattamente alcuni libri d’arte aperti sul tavolino davanti a me, giusto per far passare il tempo mentre Sara fa le sue interviste ed intanto continua ad arrivare gente tra poco mi prenderà una crisi di claustrofobia.
Quello che amo di queste serate dedicate a qualche evento che ha a che fare con l’arte è che, oltre a farmi passare del tempo con Sara, che è in assoluto la persona con la cultura del fashion più spiccata che conosco e con un senso dell’estetica secondo soltanto a John Galliano, mi permettono anche di poter osservare le nuove mode che vanno diffondendosi tra questi gruppi di nevrotici che poi inevitabilmente ritroveremo nei grandi fashion store rivisitati e corretti per comuni mortali tra un paio di stagioni.
Riuscire a captare le prime avvisaglie di una nuova tendenza è un gioco che sempre mi ha appassionato e questo oggi è il posto giusto, almeno finche mi manterrò sobria.
Intanto il secondo prosecco è andato giù che è una meraviglia ed il mio atteggiamento col cameriere diventa sempre più ammiccante, abbandono l’ipotesi Banderas, decisamente somiglia di più a Johnny Depp anche se non saprei esattamente in quale film…
Oh che bello arriva il sushi, almeno ammortizzo il terzo bicchiere di prosecco che neppure ho fatto in tempo a prendere ed è già finito.
Dopo il terzo bicchiere individuo il film “Chocolat”!
E che voce sensuale, è decisamente Johnny…
Torna Sara.
Commentiamo un po’ la gente che ci circonda, mi fa conoscere un paio d’artisti di belle speranze del panorama romano, chiacchieriamo delle mostre di prossima apertura, io ho una vaga idea di quelle della capitale, loro spaziano da Berlino a San Pietroburgo come se nulla fosse.
Quarto prosecco!
La conferenza stampa sta per avere inizio, ma in un’atmosfera distesa, con giornalisti ed artisti stipati un po’ ovunque, su sofà e poltrone e grandi cuscini adagiati sul pavimento, i più stanno scomodi da morire ma cercano comunque di fare una faccia che Ben Stiller in Zoolander definirebbe “figosa”.
Sara nella calca resta bloccata un po’ distante da me, io assaggio ancora un po’ di sushi per giustificare il quinto prosecco.
Decisamente adesso guardo in modo concupiscente il bel Johnny Depp che mi sta davanti distribuendo flute agli ospiti e non posso fare a meno di immaginarmelo ricoperto di quel meraviglioso cioccolato che si vedeva nel film.
Mi accorgo che l’intensità dei miei sguardi è stata equivocata perché un ranocchio che sta giusto al fianco dell’uomo dei miei sogni mi fa segno con il suo bicchiere e mi lancia sguardi di fuoco.
Io faccio la vaga cercando di non distrarmi dalla mia visione paradisiaca, intanto la conferenza stampa inizia
Una foulardata cinquantenne parla di rete tra non so che musei, prosegue il direttore di non so che parlando dei loro futuri lavori, io ignoro tutti, ho occhi solo per il mio giovane amico che mi continua a versare prosecco nel bicchiere…siamo a sei.
Il ranocchio non demorde, continua a cercare il mio sguardo.
- Uff…ma che vuoi?
Ma dove và con quella rivisitazione in chiave stracciona del regale panama di Borsalino?
Please, non c’è trippa per gatti! Smetti di distrarmi dalla …..che questo vinello mi provoca…
Intanto Sara da lontano mi fa segno di guardare dalla parte del mio bel cameriere e del ranocchio che non si sposta, gli occhi di Sara sono compiaciuti.
Lo credo bene, avrà notato anche lei il tipo…avrà più o meno 26 anni e neppure un filo di grasso.
Sorrido a Sara.
Che intesa! Ci capiamo con uno sguardo.
Lei si divincola e riesce piano piano ad arrivare da me.
Arriva ancora tutta affannata proprio mentre lei mi dice – ma hai visto chi ti guardava e cercava di rimorchiarti? L’organizzatore della serata annuncia la presenza tra noi di quello che viene considerato l’artista del decennio di non so quale tipo di arte concettuale, appena premiato al MOMA di New York ed invita il ranocchio a raggiungerlo per ricevere gli onori di casa e tutta una serie di omaggi che tutte le amministrazioni comunali, provinciali, regionali ed intergalattiche si sono premurate di fargli pervenire.
Scoppio a ridere per il mostruoso equivoco, intanto la conferenza stampa finisce con mille applausi e giornalisti che si accalcano al buffet, il cameriere Johnny si affretta a tornare al suo lavoro e il ranocchietto si avvicina forte del suo nuovo status di superartista internazionale e butta giù un paio di battute rimorchione da far rabbrividire…
Mezzo sorriso, chiedo scusa e passandogli gentilmente a fianco mi dirigo anch’io verso il bar.
Caro mio sarai pure l’artista del decennio ma una visione di Johnny Depp nudo e ricoperto di cioccolato non ha eguali!
Location d’eccezione a due passi da Montecitorio pr in tiro e gente dal viso contorto come deve essere tra artisti di grido.
Sara si tuffa tra i suoi amici artisti e giornalisti vari, io prendo posizione in zona strategica, per vedere chi entra e chi esce e, soprattutto, a due passi dallo champagne.
Posticino davvero interessante, butto uno sguardo al menu, cocktail da nomi divertenti a 12 euro al bicchiere, arredamento ricercato ma accogliente, solita barista maggiorata dell’est al bancone, ma aspetta….chi è quel Johnny Depp che mi sta venendo incontro con un vassoio e una decina di bicchieri pieni?
Ecco qua! Vivi per anni in un posto e ti accorgi solo oggi del bar col cameriere più hollywoodiano della città!
Prendo il primo bicchiere di prosecco e scambio due battute cretine con lui solo per controllare la voce.
A volte può capitare di ritrovarsi di fronte ad un Antonio Banderas come questo e poi al voice test parla come paperino.
E invece no! Ha una voce sensuale tanto quanto il resto e con un vago accento del sud.
Decisamente è un incrocio tra Antonio Banderas e Johnny Depp, bevo tutto d’un sorso il mio prosecco e comincio a sfogliare distrattamente alcuni libri d’arte aperti sul tavolino davanti a me, giusto per far passare il tempo mentre Sara fa le sue interviste ed intanto continua ad arrivare gente tra poco mi prenderà una crisi di claustrofobia.
Quello che amo di queste serate dedicate a qualche evento che ha a che fare con l’arte è che, oltre a farmi passare del tempo con Sara, che è in assoluto la persona con la cultura del fashion più spiccata che conosco e con un senso dell’estetica secondo soltanto a John Galliano, mi permettono anche di poter osservare le nuove mode che vanno diffondendosi tra questi gruppi di nevrotici che poi inevitabilmente ritroveremo nei grandi fashion store rivisitati e corretti per comuni mortali tra un paio di stagioni.
Riuscire a captare le prime avvisaglie di una nuova tendenza è un gioco che sempre mi ha appassionato e questo oggi è il posto giusto, almeno finche mi manterrò sobria.
Intanto il secondo prosecco è andato giù che è una meraviglia ed il mio atteggiamento col cameriere diventa sempre più ammiccante, abbandono l’ipotesi Banderas, decisamente somiglia di più a Johnny Depp anche se non saprei esattamente in quale film…
Oh che bello arriva il sushi, almeno ammortizzo il terzo bicchiere di prosecco che neppure ho fatto in tempo a prendere ed è già finito.
Dopo il terzo bicchiere individuo il film “Chocolat”!
E che voce sensuale, è decisamente Johnny…
Torna Sara.
Commentiamo un po’ la gente che ci circonda, mi fa conoscere un paio d’artisti di belle speranze del panorama romano, chiacchieriamo delle mostre di prossima apertura, io ho una vaga idea di quelle della capitale, loro spaziano da Berlino a San Pietroburgo come se nulla fosse.
Quarto prosecco!
La conferenza stampa sta per avere inizio, ma in un’atmosfera distesa, con giornalisti ed artisti stipati un po’ ovunque, su sofà e poltrone e grandi cuscini adagiati sul pavimento, i più stanno scomodi da morire ma cercano comunque di fare una faccia che Ben Stiller in Zoolander definirebbe “figosa”.
Sara nella calca resta bloccata un po’ distante da me, io assaggio ancora un po’ di sushi per giustificare il quinto prosecco.
Decisamente adesso guardo in modo concupiscente il bel Johnny Depp che mi sta davanti distribuendo flute agli ospiti e non posso fare a meno di immaginarmelo ricoperto di quel meraviglioso cioccolato che si vedeva nel film.
Mi accorgo che l’intensità dei miei sguardi è stata equivocata perché un ranocchio che sta giusto al fianco dell’uomo dei miei sogni mi fa segno con il suo bicchiere e mi lancia sguardi di fuoco.
Io faccio la vaga cercando di non distrarmi dalla mia visione paradisiaca, intanto la conferenza stampa inizia
Una foulardata cinquantenne parla di rete tra non so che musei, prosegue il direttore di non so che parlando dei loro futuri lavori, io ignoro tutti, ho occhi solo per il mio giovane amico che mi continua a versare prosecco nel bicchiere…siamo a sei.
Il ranocchio non demorde, continua a cercare il mio sguardo.
- Uff…ma che vuoi?
Ma dove và con quella rivisitazione in chiave stracciona del regale panama di Borsalino?
Please, non c’è trippa per gatti! Smetti di distrarmi dalla …..che questo vinello mi provoca…
Intanto Sara da lontano mi fa segno di guardare dalla parte del mio bel cameriere e del ranocchio che non si sposta, gli occhi di Sara sono compiaciuti.
Lo credo bene, avrà notato anche lei il tipo…avrà più o meno 26 anni e neppure un filo di grasso.
Sorrido a Sara.
Che intesa! Ci capiamo con uno sguardo.
Lei si divincola e riesce piano piano ad arrivare da me.
Arriva ancora tutta affannata proprio mentre lei mi dice – ma hai visto chi ti guardava e cercava di rimorchiarti? L’organizzatore della serata annuncia la presenza tra noi di quello che viene considerato l’artista del decennio di non so quale tipo di arte concettuale, appena premiato al MOMA di New York ed invita il ranocchio a raggiungerlo per ricevere gli onori di casa e tutta una serie di omaggi che tutte le amministrazioni comunali, provinciali, regionali ed intergalattiche si sono premurate di fargli pervenire.
Scoppio a ridere per il mostruoso equivoco, intanto la conferenza stampa finisce con mille applausi e giornalisti che si accalcano al buffet, il cameriere Johnny si affretta a tornare al suo lavoro e il ranocchietto si avvicina forte del suo nuovo status di superartista internazionale e butta giù un paio di battute rimorchione da far rabbrividire…
Mezzo sorriso, chiedo scusa e passandogli gentilmente a fianco mi dirigo anch’io verso il bar.
Caro mio sarai pure l’artista del decennio ma una visione di Johnny Depp nudo e ricoperto di cioccolato non ha eguali!
mercoledì 8 ottobre 2008
Amore e numeri uno
Mai numero è stato e sarà più importante in amore.
Cosa potrà mai far battere di più il cuore del primo amore?
Il primo sguardo che si incrocia, la prima volta che le mani si sfiorano e poi il primo appuntamento, il primo bacio e poi la prima volta.
Ricordi ed emozioni risalgono dal un profondo che neppure sapevamo di avere e rivediamo visi che avevamo dimenticato, occhi verdi che ci avevano rapite, braccia forti in cui ci eravamo immerse.
Inevitabilmente tornano a galla anche le prime delusioni.
Il primo tradimento, come il primo ragazzo, non si scorda mai.
Ma il numero uno non rimane confinato nei ricordi dell’adolescenza.
Ogni nuovo amore è un numero uno perché nel momento in cui lo viviamo è il più speciale, quello che ci fa di nuovo immergere in quel piccolo paradiso adolescenziale.
La persona che amiamo è l’unica capace di far tornare ragazzino chi ragazzino non è più.
È colui che ci mantiene giovane il cuore, è il miglior rimedio contro le malattie e l’invecchiamento precoce.
E ricordate: se il vostro uomo o la vostra donna non vi provocano questi sconquassi lasciatelo subito e uscite alla ricerca…da qualche parte nel mondo c’è il vostro numero uno che vi sta aspettando!
Cosa potrà mai far battere di più il cuore del primo amore?
Il primo sguardo che si incrocia, la prima volta che le mani si sfiorano e poi il primo appuntamento, il primo bacio e poi la prima volta.
Ricordi ed emozioni risalgono dal un profondo che neppure sapevamo di avere e rivediamo visi che avevamo dimenticato, occhi verdi che ci avevano rapite, braccia forti in cui ci eravamo immerse.
Inevitabilmente tornano a galla anche le prime delusioni.
Il primo tradimento, come il primo ragazzo, non si scorda mai.
Ma il numero uno non rimane confinato nei ricordi dell’adolescenza.
Ogni nuovo amore è un numero uno perché nel momento in cui lo viviamo è il più speciale, quello che ci fa di nuovo immergere in quel piccolo paradiso adolescenziale.
La persona che amiamo è l’unica capace di far tornare ragazzino chi ragazzino non è più.
È colui che ci mantiene giovane il cuore, è il miglior rimedio contro le malattie e l’invecchiamento precoce.
E ricordate: se il vostro uomo o la vostra donna non vi provocano questi sconquassi lasciatelo subito e uscite alla ricerca…da qualche parte nel mondo c’è il vostro numero uno che vi sta aspettando!
sabato 4 ottobre 2008
Il concerto dei Negramaro
La canzone più bella di questo autunno arrivato troppo in fretta è “Un Passo Indietro” dei Negramaro.
Struggente e disperata ti entra dentro e ti trascina come fosse un fiume in piena.
È la canzone che fa pensare a quel periodo della vita in cui tutte le emozioni di amore e odio sono portate all’estremo in un parossismo che sconvolge ogni pensiero e che chiunque abbia avuto un’adolescenza ed un primo amore conosce bene.
La ascolto di continuo e decido che andrò a vedere il concerto che si terrà prossimamente a Roma.
Urge, dunque, un fidanzato degno della canzone che mi accompagni e che poi per il resto della vita, anche quando sarà tutto finito, rimanga il mio ragazzo di quella canzone.
In un impeto di sicurezza compro i biglietti per due, tribuna numerata, praticamente tre passi dal cantante-….trent’anni e un po’ di soldi in banca di più di quando si poteva contare solo sulla paghetta mi fanno prendere il meglio che il palazzetto dello sport possa offrire.
Non sono la sola nel condominio dove abito ad essermi appassionata a questa canzone.
Anche Sara, la ragazza del piano di sotto, l’adolescente dalla voce più stridula che io abbia conosciuto, quella che da anni mi sveglia ogni fine settimana alle 9.00 del mattino con le canzoni di Renato Zero al massimo volume, nelle ultime settimane si è convertita all’ascolto continuo di questa canzone bellissima.
Anche a lei manca qualcosa per andare al concerto.
In realtà entrambe abbiamo esattamente ciò che manca all’altra.
Io ho avuto i più di cento euro necessari per acquistare posti perfetti quelli a un passo dal palco e con spazio sufficiente per ascoltare le note più dolci dell’anno comodamente abbracciata al proprio ragazzo senza essere continuamente spintonati da altre coppie di ragazzini con l’apparecchio ai denti.
Lei invece ha il fidanzato ideale, il sedicenne con accenno di barba, motorino e aria da bulletto che la fa sognare per interi pomeriggi mentre davanti alle scale dell’entrata di casa sbarrano l’ingresso principale costringendo tutti i vicini a fare le acrobazie con le buste della spesa.
Sedici anni lei e un sacco di sogni su un ragazzo che poi ci si ricorderà sempre come il primo amore.
Trent’anni io e tutta una serie di mezze cose, mezze relazioni, mezzi impegni, mezze frasi.
Ma strano a dirsi le emozioni per entrambe sono le stesse.
Tanti anni di differenza eppure gli stessi sogni e mi chiedo se in fondo, per certi aspetti della vita, sia impossibile crescere o se invece sono io ad avere qualche serio problema di maturazione personale.
Passano le settimane il concerto si avvicina, il ragazzo perfetto per andarci resta un miraggio, le varie mezze cose diventano un quarto di cosa e poi svaniscono una dopo l’altra perché troppo deboli per resistere alle prime piogge.
Sara intanto col suo ragazzo continua a scambiarsi baci pieni d’amore a tutte le ore del giorno sempre rigorosamente seduti davanti ai gradini dell’ingresso e a sognare ascoltando “Un Passo Indietro” ad un volume tale che persino i Negramaro dal Salento sono in grado di ascoltare.
Io dopo un po’ realizzo che tutte le mie mezze cose messe insieme non porteranno a nulla e alla fine mi decido per l’unica cosa giusta da fare.
A patto che d’ora in avanti non accenda più la radio a un volume tale che si possa ascoltare da casa mia prima di mezzogiorno durante i fine settimana, regalo a Sara i miei favolosi biglietti in prima fila al concerto dei Negramaro.
Sono certa che la cosa le regalerà un ricordo meraviglioso quando a trent’anni potrebbe avere una vita fatta di mezze storie con mezzi fidanzati e a me regalerà un po’ di tranquillo riposo la domenica mattina.
Struggente e disperata ti entra dentro e ti trascina come fosse un fiume in piena.
È la canzone che fa pensare a quel periodo della vita in cui tutte le emozioni di amore e odio sono portate all’estremo in un parossismo che sconvolge ogni pensiero e che chiunque abbia avuto un’adolescenza ed un primo amore conosce bene.
La ascolto di continuo e decido che andrò a vedere il concerto che si terrà prossimamente a Roma.
Urge, dunque, un fidanzato degno della canzone che mi accompagni e che poi per il resto della vita, anche quando sarà tutto finito, rimanga il mio ragazzo di quella canzone.
In un impeto di sicurezza compro i biglietti per due, tribuna numerata, praticamente tre passi dal cantante-….trent’anni e un po’ di soldi in banca di più di quando si poteva contare solo sulla paghetta mi fanno prendere il meglio che il palazzetto dello sport possa offrire.
Non sono la sola nel condominio dove abito ad essermi appassionata a questa canzone.
Anche Sara, la ragazza del piano di sotto, l’adolescente dalla voce più stridula che io abbia conosciuto, quella che da anni mi sveglia ogni fine settimana alle 9.00 del mattino con le canzoni di Renato Zero al massimo volume, nelle ultime settimane si è convertita all’ascolto continuo di questa canzone bellissima.
Anche a lei manca qualcosa per andare al concerto.
In realtà entrambe abbiamo esattamente ciò che manca all’altra.
Io ho avuto i più di cento euro necessari per acquistare posti perfetti quelli a un passo dal palco e con spazio sufficiente per ascoltare le note più dolci dell’anno comodamente abbracciata al proprio ragazzo senza essere continuamente spintonati da altre coppie di ragazzini con l’apparecchio ai denti.
Lei invece ha il fidanzato ideale, il sedicenne con accenno di barba, motorino e aria da bulletto che la fa sognare per interi pomeriggi mentre davanti alle scale dell’entrata di casa sbarrano l’ingresso principale costringendo tutti i vicini a fare le acrobazie con le buste della spesa.
Sedici anni lei e un sacco di sogni su un ragazzo che poi ci si ricorderà sempre come il primo amore.
Trent’anni io e tutta una serie di mezze cose, mezze relazioni, mezzi impegni, mezze frasi.
Ma strano a dirsi le emozioni per entrambe sono le stesse.
Tanti anni di differenza eppure gli stessi sogni e mi chiedo se in fondo, per certi aspetti della vita, sia impossibile crescere o se invece sono io ad avere qualche serio problema di maturazione personale.
Passano le settimane il concerto si avvicina, il ragazzo perfetto per andarci resta un miraggio, le varie mezze cose diventano un quarto di cosa e poi svaniscono una dopo l’altra perché troppo deboli per resistere alle prime piogge.
Sara intanto col suo ragazzo continua a scambiarsi baci pieni d’amore a tutte le ore del giorno sempre rigorosamente seduti davanti ai gradini dell’ingresso e a sognare ascoltando “Un Passo Indietro” ad un volume tale che persino i Negramaro dal Salento sono in grado di ascoltare.
Io dopo un po’ realizzo che tutte le mie mezze cose messe insieme non porteranno a nulla e alla fine mi decido per l’unica cosa giusta da fare.
A patto che d’ora in avanti non accenda più la radio a un volume tale che si possa ascoltare da casa mia prima di mezzogiorno durante i fine settimana, regalo a Sara i miei favolosi biglietti in prima fila al concerto dei Negramaro.
Sono certa che la cosa le regalerà un ricordo meraviglioso quando a trent’anni potrebbe avere una vita fatta di mezze storie con mezzi fidanzati e a me regalerà un po’ di tranquillo riposo la domenica mattina.
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giovedì 2 ottobre 2008
A.A.A. Fidanzato 3x2 offresi…..il supermercato dell’amore…
Da quando ho capito che il giovedì pomeriggio è uno dei giorni con minore affluenza di famiglie con bimbi al seguito nei centri commerciali ho eletto questo giorno come quello della spesa settimanale.
È fantastico perché coincide con la giornata del filmone versione femminile – cioè storie lacrimevoli a lieto fine - su Foxlife in coincidenza col filmone versione maschile su Fx – cioè storie trash con Lino Banfi - e quindi per me coincide con alcuni sacri rituali fatti di crema idratante per il corpo, maschera nutriente per il viso, nutella, tisana rilassante e caramelle gommose a volontà, per cui la tappa al super è fondamentale.
Uscita dal supermercato soddisfatta della mia scorta: 3 lasagne surgelate monoporzione marchio “SingleProud” o qualcosa di simile, 3 mele, caffè, balsamo per capelli e naturalmente nutella per la nutelloterapia, mi preparavo a compiere i miei soliti slalom tra i promoter, ragazzi neo laureati che con faccia poco convinta ti offrono “vantaggiosi” abbonamenti a compagnie telefoniche, sottoscrizioni a fantasmagoriche carte di credito a tassi interessanti (interessanti???...ma in quale paese balcanico è interessante il 17%?).
Oggi però dribblati i primi due ragazzetti, ancora pieni di brufolame tardo adolescenziale, venivo catturata da due simpatiche ragazze appostate dentro uno stand pieno di colori e cuoricini.
Una volta entrata in questa specie di tenero e postmoderno stand delle meraviglie di due metri per due mi veniva offerta la "straordinaria" possibilità di approfittare dell’offerta “appuntamento al buio paghi due prendi tre” con l’agenzia di incontri tal dei tali...
Intanto chi vi ha detto che sono single?
C’è un sistema elettronico che avverte queste due del passaggio alla cassa di qualcuno che ha comprato generi alimentari in monoporzione?
Ho i capelli troppo in ordine per non sembrare una madre stressata?
Mi avete seguita e avete notato che prima di entrare al supermercato per ben due volte sono tornata in macchina portando ogni volta tre diverse scatole di scarpe e lo avete ritenuto un evidente segno della mia singletudine isterica?
Ero così presa da questi pensieri che quasi non facevo caso alla loro assurda proposta: iscrizione all’agenzia di incontri (la dicitura agenzia matrimoniale è sorpassata) e offerta speciale solo per questo mese di tre appuntamenti al buio al posto di due!
Ma scherziamo????????
Stanno parlando di uomini o detersivi per piatti?
- Beh si sa che non sempre in queste cose il primo incontro è quello giusto. Occorre incontrare diversi uomini prima di trovare la mia anima gemella!
Come se occorresse una venticinquenne con l’eyeliner alla Amy Winehouse per saperlo!
Bella è da quando avevo 15 anni che cerco il principe e invece incontro solo rospetti sulla mia strada e adesso tu mi dici che me li offri in tre per due?
Rimango ad ascoltare ancora un po’ la raffica di proposte che secondo loro dovrebbe conquistarmi come cliente, almeno fino a quando la promoter che era rimasta tutto il tempo silenziosa e che finora mi era sembrata la meno esaltata e per questo la più simpatica delle due tira fuori da una scatolina una tessera fedeltà.
Non ci credo!
Guardo bene la tesserina di plastica nella sua mano, non è molto diversa da quella che ti danno ai supermercati o ai distributori di carburante solo che questa è ricoperta di cuoricini rossi.
Improvvisamente mi rendo conto della follia della cosa.
Immagino frullatori in regalo al raggiungimento di 1000 “punti –disastro”.
Immagino allora la mia casa piena di quei frullatori, piena di offerte di cene tre per due e di uomini improponibili.
Lo squillo del telefonino mi dà una scappatoia per sfuggire alle due esaltate.
Controllo: è mia madre.
Non importa, è abbastanza per salvarmi!
Chiedo scusa, mi allontano di qualche metro e con voce quasi strillante rispondo
-amore mio sei tu! È tutto il giorno che ti penso...pochi minuti e sono a casa da te!” sorrido alle due matte giro i tacchi e me la squaglio.
È fantastico perché coincide con la giornata del filmone versione femminile – cioè storie lacrimevoli a lieto fine - su Foxlife in coincidenza col filmone versione maschile su Fx – cioè storie trash con Lino Banfi - e quindi per me coincide con alcuni sacri rituali fatti di crema idratante per il corpo, maschera nutriente per il viso, nutella, tisana rilassante e caramelle gommose a volontà, per cui la tappa al super è fondamentale.
Uscita dal supermercato soddisfatta della mia scorta: 3 lasagne surgelate monoporzione marchio “SingleProud” o qualcosa di simile, 3 mele, caffè, balsamo per capelli e naturalmente nutella per la nutelloterapia, mi preparavo a compiere i miei soliti slalom tra i promoter, ragazzi neo laureati che con faccia poco convinta ti offrono “vantaggiosi” abbonamenti a compagnie telefoniche, sottoscrizioni a fantasmagoriche carte di credito a tassi interessanti (interessanti???...ma in quale paese balcanico è interessante il 17%?).
Oggi però dribblati i primi due ragazzetti, ancora pieni di brufolame tardo adolescenziale, venivo catturata da due simpatiche ragazze appostate dentro uno stand pieno di colori e cuoricini.
Una volta entrata in questa specie di tenero e postmoderno stand delle meraviglie di due metri per due mi veniva offerta la "straordinaria" possibilità di approfittare dell’offerta “appuntamento al buio paghi due prendi tre” con l’agenzia di incontri tal dei tali...
Intanto chi vi ha detto che sono single?
C’è un sistema elettronico che avverte queste due del passaggio alla cassa di qualcuno che ha comprato generi alimentari in monoporzione?
Ho i capelli troppo in ordine per non sembrare una madre stressata?
Mi avete seguita e avete notato che prima di entrare al supermercato per ben due volte sono tornata in macchina portando ogni volta tre diverse scatole di scarpe e lo avete ritenuto un evidente segno della mia singletudine isterica?
Ero così presa da questi pensieri che quasi non facevo caso alla loro assurda proposta: iscrizione all’agenzia di incontri (la dicitura agenzia matrimoniale è sorpassata) e offerta speciale solo per questo mese di tre appuntamenti al buio al posto di due!
Ma scherziamo????????
Stanno parlando di uomini o detersivi per piatti?
- Beh si sa che non sempre in queste cose il primo incontro è quello giusto. Occorre incontrare diversi uomini prima di trovare la mia anima gemella!
Come se occorresse una venticinquenne con l’eyeliner alla Amy Winehouse per saperlo!
Bella è da quando avevo 15 anni che cerco il principe e invece incontro solo rospetti sulla mia strada e adesso tu mi dici che me li offri in tre per due?
Rimango ad ascoltare ancora un po’ la raffica di proposte che secondo loro dovrebbe conquistarmi come cliente, almeno fino a quando la promoter che era rimasta tutto il tempo silenziosa e che finora mi era sembrata la meno esaltata e per questo la più simpatica delle due tira fuori da una scatolina una tessera fedeltà.
Non ci credo!
Guardo bene la tesserina di plastica nella sua mano, non è molto diversa da quella che ti danno ai supermercati o ai distributori di carburante solo che questa è ricoperta di cuoricini rossi.
Improvvisamente mi rendo conto della follia della cosa.
Immagino frullatori in regalo al raggiungimento di 1000 “punti –disastro”.
Immagino allora la mia casa piena di quei frullatori, piena di offerte di cene tre per due e di uomini improponibili.
Lo squillo del telefonino mi dà una scappatoia per sfuggire alle due esaltate.
Controllo: è mia madre.
Non importa, è abbastanza per salvarmi!
Chiedo scusa, mi allontano di qualche metro e con voce quasi strillante rispondo
-amore mio sei tu! È tutto il giorno che ti penso...pochi minuti e sono a casa da te!” sorrido alle due matte giro i tacchi e me la squaglio.
mercoledì 1 ottobre 2008
Dilemma del giorno...
Cosa dovrei decidere di fare se, appena aperto il pc al mattino, mi ritrovo sul facebook lo scambio di effusioni, baci e regali virtuali, inviati rigorosamente in bacheca in modo che li possano vedere tutti, tra il mio ex, quell'Infamissimo dietro al quale ho perso un anno intero della mia vita e di cui ancora forse mi importa qualcosa, e la sua nuova donna e nella casella di posta la mail che mi dice di essere stata presa a lavorare a quel progetto che mi interessava tanto in Africa a cui ormai non pensavo più da un pezzo?
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